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Quando le variabili diventano costanti

 

Intelligenza artificiale e diplomazia. Verso la capacità di prevedere le tensioni sociali ed i conflitti.

Con digital diplomacy s’intende l’uso strategico di Internet e strumenti digitali al fine di conseguire obiettivi diplomatici di varia natura.


Dagli Stati Uniti agli Emirati Arabi Uniti (e l’Italia), molti corpi diplomatici indagano sull’uso di tecnologie per orientare prima e meglio le decisioni internazionali.

I dati sono il petrolio del III millennio e non sorprende che l’idea di estrarre informazioni preziose dai dati inizi ad appassionare anche i Governi di tutto il mondo.
 
Si tratta di disegnare un "Data Workflow Pipeline" per generare automaticamente valore aggiunto incrementale dai flussi informativi.
 
Avviene in altre parole un processo di raffinazione dei dati grezzi sino ad ottenere un flusso informativo strutturato ad alto valore aggiunto.
 
L’intelligenza artificiale svolge già e assumerà presto un ruolo ancor più rilevante nelle strategie estere internazionali.
 
Operazioni simili non sono un unicum nel panorama internazionale, ma rientrano nello sviluppo di quella che si chiama “digital diplomacy” che sta acquisendo sempre maggiore importanza nel modo in cui gli Stati si relazionano fra loro.
 


I dati strutturati ed aggiornati in tempo reale possono diventare un asset di redistribuzione del potere nelle relazioni geopolitiche.


Il Dipartimento di Stato americano ha presentato la sua prima Enterprise Data Strategy nel settembre 2021; il Foreign, Commonwealth and Development Office (Fcdo) del Regno Unito mira a «ottenere risultati diplomatici e di sviluppo grazie a un’organizzazione esperta, innovativa e agile in materia di digitale, dati e tecnologia (Ddat)».

Il governo degli Emirati Arabi Uniti ha annunciato il lancio della piattaforma delle Nazioni Unite «Big Data for Sustainable Development» nel 2022, diventando uno dei quattro Paesi a ospitare la sede regionale della piattaforma.

 

Un primo risultato arriva dalla collaborazione tra la Farnesina e l’Università di Torino.

Grazie anche al lavoro di due brillanti laureandi in una disciplina a cavallo tra Matematica e Informatica - Marco Tagliapietra e Luca Macis – sono stati realizzati due sistemi informatici per prevedere i conflitti attraverso l’utilizzo di banche dati pubbliche e l’impiego di sistemi di Machine Learning e Intelligenza Artificiale basati su reti neurali artificiali.

A questo primo strumento di previsione, è stato aggiunto un sistema di allerta per individuare un possibile inizio di conflitto armato in un intervallo temporale di sei mesi.

Il Global Database of Events, Language, and Tone (Gdelt) realizzato da Google Jigsaw e l’Armed Conflict Location & Event Data Project (Acled) sono le basi dati considerate.

Mentre la prima, Gdelt, monitora le notizie diplomatiche in oltre 100 lingue, la seconda , Acled, raccoglie in tutto il mondo dati sugli eventi di violenza e di protesta.

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Le informazioni delle due basi dati  sono state organizzate in due macro categorie “giorni normali” e “giorni pre-conflitto”.

Nella prima categoria giorni normali, i dati caratterizzano una giornata ordinaria. Nella seconda – giorni pre-conflitto – i dati sono indicatori di segnali anche deboli di una prossima crisi.

Così divisi, i dati sono stati usati per addestrare una rete neurale artificiale.

Questo modello di apprendimento automatico, ha imparato ad individuare in modo autonomo le differenze tra le due tipologie di giorni e il conseguente avvicinarsi del conflitto (come nel caso tra Russia - Ucraina) .

È stato sviluppato anche un sistema di allerta per prevedere il possibile inizio di un conflitto armato nel breve periodo addestrando una rete neurale a riconoscere dati anomali.

La digital diplomacy assume particolare significato nel momento in cui si va ad applicare a situazioni in cui un Paese è coinvolto in un conflitto.

È in questo contesto di innovazione che s’inseriscono, anche, le campagne di disinformazione come le fake news e i deepfakes.

I deepfakes vengono utilizzati per generare disorientamento e minare la fiducia nella leadership avversaria.

I deepfakes costituiscono una minaccia tale per cui si renderebbe necessaria la creazione di protocolli dedicati come quelli già presenti nel settore della cybersecurity.

Dopo terra, mare, cielo e spazio, emerge Internet come una “quinta dimensione” [spazio cibernetico]  che non tarderà ad affermarsi come nuova frontiera della sovranità statale.

Il nuovo termine coniato dalla cyber security sarà, infatti, “sovranità digitale”.

Per vincere la sfida di una diplomazia moderna nell’era dell’informazione digitale servono continuità, strategia e principalmente una visione a 360 gradi.

Bisogna concentrare gli sforzi verso la creazione di infrastrutture ed architetture tecnologiche sicure e facili da usare, per l'estrazione (ETL), aggregazione, analisi, condivisione e visualizzazione dei dati attraverso dashboards di ultima generazione e altri dispositivi (wearables e contactless come la tecnologia Ultra Leap) per ambienti immersivi.

I diplomatici devono poter avere accesso a dati accurati e usufruirne dove sono e quando ne hanno bisogno in tempo reale.

I diplomatici del futuro (ormai presente esteso) devono essere pronti per navigare nel nuovo "DataVerse".

 

...continua...

 

Link:

 

>>> Google Jigsaw

>>> EU AI Office

>>> https://www.cyber-diplomacy-toolbox.com

>>> Agenda Digitale

>>> CAIDP